digiuno

Sul digiuno intermittente

Molte domande mi vengono poste  in merito a una delle mode del momento: il Digiuno Intermittente. Prima nota: non che nelle mode ci sia necessariamente del male, fuorché, come spesso accade, nel fare di tutta l’erba un fascio: ciò che è bene per te non è detto sia bene per me, questo, soprattutto nel rispetto di quella caratteristica preziosa e spesso bistrattata che è l’individualità. Ma torniamo in tema.

Esistono infinite modalità per praticare il digiuno intermittente dove, nell’accezione comune, gli unici limiti sono la fantasia e la forza di volontà di chi lo pratica.

Non sarebbe corretto né umile, da parte mia, prendere una posizione definita in merito, sempre in virtù del principio dell’individualità. Pertanto mi limiterò a citare alcuni elementi (non ho la presunzione di saperli tutti) a favore e alcuni a sfavore.

Gli elementi a favore sono ben noti, grazie ai modaioli che, magnanimamente, mettono al nostro servizio il loro universale scibile in materia (sì, c’è un pizzico di ironia nelle mie parole). E sono i più disparati, dalle ovvietà agli “inconfutabili” studi scientifici (che, in generale, consiglio sempre di citare con relativi riferimenti e di leggere con ESTREMA attenzione). Andiamo dal riposo intestinale, alla depurazione del fegato, all’eliminazione delle tossine e chi più ne ha più ne metta.

Alcuni di questi concetti sono veri, dove per veri intendo universalmente accettati dal mondo scientifico. Potremmo dire, alla spicciola, che l’introduzione di “estranei”, come il cibo, nel corpo rappresenta comunque una sorta di stress, giustificato dall’impegno metabolico e immunitario che il cibo richiede.

Tuttavia, ahinoi, la natura o chi per lei, ha pensato che gli organismi viventi dovessero aver bisogno di una qualche fonte energetica per la loro sopravvivenza e ha messo a disposizione un’ampia rosa di scelte per soddisfare tale esigenza. (mi dispiace, non credo al respirianesimo.)

Inoltre, questa furbacchiona della natura, ci ha organizzati per essere dei tipi tosti, resistenti anche alle carestie più dure, programmando il nostro metabolismo tale da sfruttare al massimo le capacità energetiche degli alimenti. Certo, questo oggi, dove ad ogni metro di strada c’è un’occasione per magiare e in casa 4 pubblicità su 5 sono relative al cibo, suona un po’ come “che cattiva questa natura, non vuole farmi mangiare!”. Eppure fino a pochi anni fa, relativamente alla storia dell’uomo, avremmo benedetto questa skill.

Ecco quindi, un primo importante punto a sfavore del digiuno, carestia per il corpo, che organizza tutte le sue risorse (tutte: dai meccanismi metabolici ai batteri intestinali) per sfruttare al meglio gli alimenti…quali? Tutti quelli che vengono reintrodotti a digiuno terminato.

Altro allarme viene dall’utilizzo delle risorse da parte dell’organismo. È facile e confortante osservare come il peso diminuisca in breve tempo anche di percentuali importanti a seguito del digiuno intermittente. Fate attenzione, però, a questo strumento tanto severo quanto illusorio. Infatti un corpo “affamato”, prima di ricorrere all’utilizzo delle riserve di grasso, ben stoccate nel tessuto adiposo, attinge alle preziose riserve muscolari che, fra l’altro, hanno un peso maggiore e che quando si depauperano causano un’importante calo ponderale.

Alla luce di ciò, il mio consiglio è quello di approcciare con spirito critico e buon senso a questa pratica (in verità a tutto…): un breve digiuno _può_ essere utile laddove ci sia un pregresso di iperalimentazione e/o assunzione di alimenti altamente intossicanti (junk food, alte dosi di grassi di origine animale, eccesso di zuccheri semplici); perde il suo senso, però, se non è sostenuto da un ripristino di un’alimentazione bilanciata e, soprattutto, ricca di fibre.

Nel soggetto ben alimentato, normopeso e in salute, personalmente vedo in questa pratica solo il rischio di debilitazione.